Nel suo intervento Clara Rech si è diffusamente intrattenuta su una delle conseguenze più preoccupanti della povertà educativa, la dispersione scolastica, ossia l’uscita anticipata e ingiustificata dal sistema di istruzione, formazione e apprendimento di quote importanti di studenti, anche in possesso di notevoli capacità, che non riescono ad esprimere le proprie potenzialità, con conseguenze disastrose sulle singole persone (le quali non possono raggiungere le legittime aspirazione) e, su larga scala, anche sul sistema Paese che viene privato di importanti risorse e competenze.
L’analisi è scaturita dai dati di tre recenti rapporti: quello della Fondazione Rocca “Scuola i numeri da cambiare”, quello di Save the Children “XIII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia” e il 56° Rapporto sulla situazione sociale del Paese del Censis.
In particolare è stato affrontato il nodo dispersione-orientamento, due fenomeni strettamente connessi. Un efficace orientamento dovrebbe essere condotto in maniera continuativa lungo tutto l’arco della vita, dovrebbe essere una sorta di postura mentale grazie alla quale il soggetto ha una chiara coscienza di sé e del contesto sociale, culturale, economico, lavorativo in cui opera, così da poter definire autonomamente gli obiettivi personali e professionali ed elaborare o rielaborare un progetto di vita ed esercitare una cittadinanza attiva.