Il saluto della Preside Clara Rech a Papa Francesco – Udienza privata del Liceo Visconti, 13 aprile 2019

Santità, Caro Papa Francesco,

desidero anzitutto ringraziarLa per il grande onore che ha riservato al nostro Liceo, accettando di riceverci oggi. La nostra Scuola quest’anno ricorda con particolare interesse culturale gli ottant’anni dell’elezione al Pontificato di uno dei suoi alunni più illustri, il giovane Eugenio Pacelli e anche di un grande santo che fu alunno del Collegio Romano di cui ricorre l’anno giubilare: Luigi Gonzaga.

Il Liceo E.Q. Visconti ha sede infatti nell’edificio del Collegio Romano dei Gesuiti, dove fu istituito nel 1870 come primo liceo di Roma Capitale. Teniamo molto ad una tradizione così antica, ma siamo anche in forte sintonia col presente, le sue tensioni e le sue aspirazioni. In particolare, al Visconti abbiamo sempre cercato di veicolare i grandi temi della libertà e della dignità dell’uomo attraverso i contenuti disciplinari, attraverso il Sapere, convinti come siamo che il Sapere è arida erudizione se non è sostanziato di Umanità.

Riteniamo che questo incontro sia importantissimo soprattutto perché viviamo in tempi in cui in modo sempre più stentoreo e determinato siamo bersagliati da messaggi che sembrano negare qualsiasi forma di solidarietà e di accoglienza. La difesa dei diritti dei più deboli è completamente travolta dalla difesa dei diritti dei più forti che, in quanto tali, non hanno bisogno di alcuna difesa. Ai discorsi ispirati si sono sostituiti i twitter aggressivi e violenti; le regole e le istituzioni sembrano avere un peso relativo, perdere il loro ruolo di punti di riferimento, soggette alla possibilità di cambiamenti improvvisi legati alla volontà di singoli o di singoli gruppi che operano con forme striscianti di autoritarismo o con aperte prese di posizione di proterva arroganza.

Tutto ciò ci preoccupa e ci allarma. A scuola noi insegniamo a rispettare le regole, convinti che esse siano la tutela della libertà di tutti; ad essere inclusivi, perché siamo tutti diversi e tutti uguali; accoglienti perché l’uomo è fatto per la relazione non per la solitudine, a usare modi garbati e gentili perché siamo convinti che il rispetto sia la chiave di ogni relazione; ad apprezzare il valore della conoscenza, perché chi non sa non è libero e spesso si fa strumento di sopraffazione a sua volta.
Per questi motivi noi vediamo in Lei, caro Papa Francesco, un punto di riferimento storico e morale particolarmente autorevole in questo momento; spesso la Sua voce si è alzata come unica a richiamare uomini e donne all’unica forma di saggezza per l’umanità intera che è quella di mantenere legami positivi, relazioni aperte, comunità di intenti. Perché oggi più che mai il destino di uno non può che trascinarsi dietro il destino di tutti, perché è cecità e stoltezza ritenere che salvaguardare solo il proprio benessere non porti alla tragedia il mondo intero. La Sua voce tra i potenti della storia risuona limpida e alta a favore degli ultimi, quelli che vengono visti come scarti inutili e scomodi da chi vive nell’agiatezza; una preghiera che può trasformarsi perfino in un bacio ai piedi di alcuni di questi potenti.

Noi del liceo Visconti vogliamo continuare a ispirarci alla certezza che gli esseri umani debbano guardarsi e guardare l’ambiente che li ospita con occhi di simpatia, di interesse e di cura. In questi ultimi anni, attraverso l’impegno dei nostri docenti, dei PP. Gesuiti di S. Ignazio con cui felicemente collaboriamo, e soprattutto di tanti alunni che generosamente si spendono nelle associazioni di volontariato a noi collegate, abbiamo stretto legami di solidarietà con i tanti ospiti della Mensa del sabato all’Oratorio del Caravita e i ragazzi siriani arrivati in Italia attraverso i corridoi umanitari.

Abbiamo sempre creduto nel valore del rispetto reciproco e ogni giorno, nella fatica del lavoro quotidiano, nell’impegno comune, ci prefiggiamo con entusiasmo di far crescere i nostri ragazzi e le nostre ragazze come esseri dotati di umanità, saggi nei comportamenti, coraggiosi nell’agire, desiderosi di conoscere, fiduciosi nel sapere e generosi verso tutti. In una parola persone adulte, soddisfatte perché sono aperte a dare agli altri, piuttosto che ripiegate in se stesse in una infantile e mai appagata pretesa.

La Preside, prof.ssa Clara Rech

 

Discorso del Santo Padre

Cari ragazzi e ragazze, e non-ragazzi e non-ragazze, a tutti buongiorno!
Sono contento di accogliervi insieme ai vostri docenti, alle vostre famiglie e a tanti amici coinvolti nelle iniziative di solidarietà che rendono completo il vostro percorso educativo. Vi saluto tutti con affetto e ringrazio la Signora Preside per le sue parole: non ha risparmiato parole né immagini, nella descrizione reale, concreta della situazione del mondo attuale e degli atteggiamenti che noi dobbiamo portare avanti. Grazie, Signora, e continui così: senza risparmiare parole. Avanti!
La vostra è una comunità scolastica che cerca di unire, con l’istruzione, la formazione globale del cittadino e del cristiano. E se voi andate su questa strada, nella vostra istituzione, nel vostro Liceo, non sarà vero quello che purtroppo è vero in tante altre parti: che il patto educativo si è rotto. Vedo che il patto educativo tra educatori, famiglie, voi ragazzi, volontari è unito e questo fa crescere abbastanza. Nell’arco della sua storia ha avuto tra i suoi alunni – come diceva la Signora Preside – Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII, e Franco Modigliani, futuro Nobel per l’Economia. La storia educativa del celebre Collegio Romano continua nel vostro Istituto scolastico, situato nell’edificio voluto da Sant’Ignazio di Loyola e inaugurato da Papa Gregorio XIII nel 1583. Da quel Collegio sono usciti personaggi importanti che hanno contribuito al progresso della scienza e alla crescita della società, favorendo un dialogo costruttivo tra fede e ragione. I valori del Vangelo, che hanno animato la cultura di generazioni e generazioni di italiani, possano ancora oggi illuminare le coscienze, le famiglie, le comunità, perché in ogni campo si operi nel rispetto dei valori morali e per il bene dell’uomo.
In quelle aule, che oggi sono le vostre, hanno insegnato grandi scienziati come i padri Clavio, Kircher e Secchi, e si sono preparati a partire per le missioni tanti giovani che poi hanno segnato la storia della Chiesa moderna. Penso in particolare a padre Matteo Ricci, tra i primi a stabilire un ponte di amicizia tra la Cina e l’Occidente, attuando un modello tuttora valido di inculturazione del messaggio cristiano nel mondo cinese. A voi il compito di prendere questa fiaccola e portare avanti, nelle mutate condizioni storiche e sociali, questa passione per il sapere e per la cultura che ha caratterizzato quanti vi hanno preceduto. Ho detto passione. Purtroppo tante volte, davanti alla cultura, davanti alla scienza si trova indifferenza. No: passione.
La scuola come tale è un bene di tutti e deve restare una fucina nella quale ci si educa all’inclusione, al rispetto delle diversità e alla collaborazione. Inclusione, rispetto delle diversità per collaborare. Per favore, non abbiate paura delle diversità. Il dialogo tra le diverse culture, le diverse persone arricchisce un Paese, arricchisce la patria e ci fa andare avanti nel rispetto reciproco, ci fa andare avanti guardando una terra per tutti, non soltanto per alcuni. È un laboratorio che anticipa ciò che dovrebbe essere nel futuro la collettività. E in questo gioca un ruolo importante l’esperienza religiosa, nella quale entra tutto ciò che è autenticamente umano. La Chiesa è impegnata, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II, a promuovere il valore universale della fraternità che si basa sulla libertà, sulla ricerca onesta della verità, sulla promozione della giustizia e della solidarietà, specialmente nei confronti delle persone più deboli. Quando non c’è libertà non c’è educazione, non c’è futuro. Quando non c’è ricerca onesta della verità ma c’è una verità imposta, che ti toglie la capacità di cercare la verità, non c’è futuro: ti annulla come persona. E quando non c’è promozione della giustizia, andremo a finire sicuramente in un Paese pusillanime, egoista, che lavora soltanto per pochi. Senza l’attenzione e la ricerca di questi valori non può esserci una vera convivenza pacifica. Quando c’è ingiustizia, incomincia a crescere l’odio, il confronto e finirà… tutti sappiamo come finisce. Con soddisfazione ho avuto conferma dalle parole della Preside che la vostra scuola, insieme alla cultura classica, promuove in varie forme questi valori. Andate avanti con coraggio su questa strada! Non è facile, ma è l’unica strada capace di dare dei frutti, di dare frutti grandi, per ognuno di voi e per la patria.
Nello stesso edificio della vostra Scuola, si trova la monumentale Chiesa di S. Ignazio, al cui interno riposano le spoglie di S. Luigi Gonzaga, del quale è in corso un Anno Giubilare per i 450 anni della sua nascita. Lui frequentò da studente gli stessi ambienti che oggi voi frequentate. San Luigi è patrono della gioventù; per questo mi piace richiamare alcuni temi che ricavo dalla storia di questo grande Santo e che mi sembrano molto attuali.
Innanzitutto voglio ricordare che Luigi Gonzaga fu capace di compiere scelte importanti per la sua vita, senza lasciarsi trascinare dal carrierismo e dal dio denaro. C’è tanto bisogno di giovani che sappiano agire così, anteponendo il bene comune agli interessi personali! Per riuscire a fare questo è necessario curare la propria interiorità, attraverso lo studio, la ricerca, il dialogo educativo, la preghiera e l’ascolto della propria coscienza. Io dico a voi, qui, giovani, studenti dell’istituto: avete imparato ad ascoltare la vostra coscienza? Voi sapete cosa succede dentro di voi? Avete imparato questa introspezione sana – non quella introspezione ammalata dei nevrotici – l’introspezione sana: cosa passa dentro di me, cosa sta succedendo dentro di me? È più di una scienza, è una saggezza, per non diventare una banderuola che si muove al vento da una parte e dall’altra. Pensate bene a questo. E sarebbe anche bello che tra voi, in gruppo, con i dirigenti dell’istituto faceste una bella riflessione su cos’è la coscienza, cosa succede nella coscienza, come posso trovare cosa succede a me, come nella coscienza crescono gli atteggiamenti buoni e gli atteggiamenti non buoni… Fate questa esperienza: sarà di molta utilità. E questo presuppone la capacità di ritagliarsi spazi di silenzio. Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli – non sempre, no, perché questo non fa bene – ma prendersi un po’ di tempo da soli, ritagliarsi spazi di silenzio. Non abbiate paura del silenzio, di scrivere un vostro diario, per esempio, nel silenzio. Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare. “Ah, io no, il silenzio annoia!”. All’inizio, può darsi, ma poi, via via che tu vai entrando in te stesso, nel silenzio, non annoia più. Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore! Voi sicuramente avete sentito parlare del dramma delle dipendenze. “Sicuro, sì, Padre”. Dipendenze dal chiasso: se non c’è chiasso io non mi sento bene…; e tante altre dipendenze. Ma questa del telefonino è molto sottile, molto sottile. Il telefonino è un grande aiuto, è un grande progresso; va usato, è bello che tutti sappiano usarlo. Ma quando tu diventi schiavo del telefonino, perdi la tua libertà. Il telefonino è per comunicare, per la comunicazione: è tanto bello comunicare tra noi. Ma state attenti, che c’è il pericolo che, quando il telefonino è droga, la comunicazione si riduca a semplici “contatti”. Ma la vita non è per “contattarsi”, è per comunicare! Ricordiamoci quello che scriveva S. Agostino: «in interiore homine habitat veritas» (De vera rel., 39, 72). Nell’interiorità della persona abita la verità. Bisogna cercarla. Vale per tutti, per chi crede e per chi non crede. L’interiorità, tutti l’abbiamo. Solo nel silenzio interiore si può cogliere la voce della coscienza e distinguerla dalle voci dell’egoismo e dell’edonismo, che sono voci diverse.
Di S. Luigi è nota la capacità di amare con cuore puro e libero. Solo chi ama arriva a conoscere Dio. Nella vita affettiva sono essenziali due dimensioni: il pudore e la fedeltà. Amare con pudore, non sfacciatamente. E rimanere fedeli nell’amore. L’amore non è un gioco: l’amore è la cosa più bella che Dio ci ha dato, la capacità di amare. “Dio è amore”, dice la Bibbia, e Dio ha donato a noi questa capacità. Non sporcatela con la sfacciataggine del non-pudore e con l’infedeltà. Amare in modo pulito, ma alla grande! Amare con un cuore allargato ogni giorno: quella saggezza di allargare il cuore, non di farlo piccolino, duro come la pietra. Allargarlo. E Dio diceva al suo popolo, come grande promessa, che gli avrebbe tolto il cuore di pietra e gli avrebbe dato un cuore di carne. Allargare il cuore di carne: questo è amare. Con fedeltà e con pudore. Il senso del pudore rimanda alla coscienza vigilante a difesa della dignità della persona e dell’amore autentico, proprio per non banalizzare il linguaggio del corpo. La fedeltà, poi, insieme al rispetto dell’altro, è una dimensione imprescindibile di ogni vera relazione di amore, poiché non si può giocare con i sentimenti. Ma amare non è solo un’espressione del vincolo affettivo di coppia o di amicizia forte, bella e fraterna. Una forma concreta dell’amore è dato anche dall’impegno solidale verso il prossimo, specie i più poveri. L’amore al prossimo si nutre di fantasia e va sempre oltre: si inventano cose per aiutare, per andare avanti… La fantasia dell’amore. Non abbiate paura di questo. L’amore va oltre, oltre i muri, oltre le differenze, oltre gli ostacoli. Anche in questo S. Luigi è un modello, perché è morto consumandosi nel servizio dei malati di peste, cioè di persone che erano ai margini della società e scartate da tutti. L’amore lo ha portato oltre, oltre… La fantasia dell’amore. Non dimenticatevi questa parola: la fantasia dell’amore. L’amore è creativo e va sempre avanti.
Mi rallegra vedere che qui oggi sono presenti anche gli amici che, come comunità scolastica, accogliete, mettendovi al loro servizio con la mensa popolare del sabato. L’impegno nel volontariato di tanti di voi è un segnale di speranza. Il volontariato è una delle cose più belle e più forti che ha l’Italia: per favore, conservatelo bene. Crescete nel volontariato. Non lasciatevi vincere in generosità: il volontario va sempre oltre, in generosità, non si lascia vincere! Le stesse relazioni familiari, sociali, di vita di coppia si arricchiscono quando è presente la dimensione del servizio nella gratuità. Al riguardo, mi piace citare Mons. Tonino Bello, un esemplare uomo di Chiesa e testimone di carità. Egli amava ripetere: «Chi non vive per servire, non serve per vivere».
Cari giovani studenti, non smettete di sognare in grande – questa è una cosa bella dei giovani: sognare in grande – e di desiderare un mondo migliore per tutti. Non accontentatevi della mediocrità nelle relazioni tra di voi, nella cura dell’interiorità, nel progettare il vostro futuro, nell’impegno per un mondo più giusto e più bello. Domani, domenica delle Palme, inizia la Settimana Santa che culminerà nel giorno della Pasqua, quando celebreremo la risurrezione di Cristo, fondamento della speranza cristiana. Porgo a ciascuno di voi i migliori auguri di sante Feste pasquali. Pasqua è il tempo del rinnovamento delle promesse del Battesimo, è anche tempo di rinnovamento dell’anima: è tempo di fiorire! Vi invito a farlo con convinzione e fiducia nell’amore del Signore. È Lui che vi dà e vi darà sempre forza e coraggio nelle difficoltà che incontrate sul vostro cammino.
E poi vorrei aggiungere una cosa che mi è venuta in mente ascoltando la vostra Preside. Nel vostro istituto, non ci siano guerre né aggressioni. Mi dà tanto dolore vedere quando in qualche scuola c’è il bullismo. Lottate contro questa aggressività che è veramente seme di guerra, lottate. Che ci sia la pace, senza aggressioni verso chiunque, senza bullismo. Niente bullismo nel vostro istituto!
Vi ringrazio di questo incontro. Benedico voi qui presenti, benedico i vostri amici e le persone a voi care. E vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie e buona Pasqua!
E adesso do la benedizione a tutti voi, a tutti i vostri amici, a tutte le persone che studiano, lavorano nell’istituto ai diversi livelli, alle famiglie.